SUMMERSCHOOL 2021

Inno alla forza della vita
Hildegard Von Bingen, la PNEI e la Gestalt Therapy

L’edizione 2021 della Summer School dell’Istituto di Neuroscienze e Gestalt Therapy “Nino Trapani” di Siracusa ha come fulcro le “Spiritual Care”.

Quest’anno le quattro giornate di convegni e tavole rotonde si svolgeranno interamente online, con momenti di seminario e lavori di gruppo.

Con grandi esperti nazionali e internazionali, analizzeremo la visione integrata dell’essere umano, alla luce degli studi della Psico-Neuro-Endocrino-Immunologia che scientificamente dimostrano come l’organismo umano sia una unità strutturata ed interconnessa, dove l’attività della psiche e quella dei grandi sistemi di regolazione biologica si condizionano reciprocamente.

A tenere insieme tutto il programma è l’Inno alla forza della vita, titolo di un poema di Hildegard Von Bingen, badessa benedettina, mistica e dottore della Chiesa, poetessa, musicista, autrice di libri di filosofia e teologia e di libri sull’arte medica intrisa di spiritualità.

Il programma della Summer School,
organizzata in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore, è diretto dalla prof.ssa Paola Argentino.

I NOSTRI OSPITI

Questo anno, causa pandemia, la summer school sarà tutta in didattica online sincrona ed interattiva

Domenica 30 maggio 2021
La speranza come cura e come scienza
Perché le Spiritual Care rispondono ad un bisogno umano universale di amore,
speranza, valore e dignità nelle relazioni,
in particolare di fronte alla sofferenza, al dolore ed al fine vita.

Inno alla forza della vita e “visioni” di speranza

Eugenio Borgna

PAOLA ARGENTINO

Medico, psichiatra, psicoterapeuta della Gestalt. Direttore dei Master in Psico-Oncologia, in PNEI e Neuroscienze e di altri Master dell’Università Cattolica Sacro Cuore. Docente Universitaria di Psicologia Clinica e Psicopatologia. Dirigente del Dipartimento Salute Mentale di Siracusa dal 1991. Appassionata della lettura psico-sociale delle tragedie greche. Autore di libri e pubblicazioni scientifiche.

La passione del possibile. La sorgente inesauribile della speranza
Eugenio Borgna

EUGENIO BORGNA

Medico psichiatra. È primario emerito di psichiatria dell’ospedale Maggiore di Novara e libero docente in Clinica delle malattie nervose e mentali presso l’Università di Milano. Esponente di punta della psichiatria fenomenologica, tra i suoi principali settori di studio c’è l’indagine sulla depressione e la schizofrenia, cui ha dedicato numerosi saggi scientifici e pubblicazioni maggiorente divulgative.
La speranza è un farmaco. Come le parole possono vincere la malattia
Fabrizio Benedetti

FABRIZIO BENEDETTI

Medico neurofisiologo, Direttore della Medicina & Fisiologia dell’Ipossia a Plateau Rosà (Svizzera) e Ordinario di Neurofisiologia all’Università di Torino. Tra i massimi esperti mondiali di neuroscienze del dolore ed in particolare dei fenomeni “placebo” e “nocebo”, è autore di The Patient’s Brain (Oxford 2010) e Placebo Effects (3^ edizione, Oxford 2020), ambedue tradotti in italiano. Con Mondadori ha pubblicato libri divulgativi, come La Speranza è un Farmaco (2018) e Il Cacciatore di Ricordi (2021).
Dalla sofferenza alla speranza. Un percorso dialogico per la maturazione della persona
Rosa Grazia Romano

ROSA GRAZIA ROMANO

Docente di Pedagogia generale e sociale presso il Dipartimento di Scienze cognitive, psicologiche, pedagogiche e degli studi culturali dell’Università di Messina. Counselor ad indirizzo gestaltico e membro del Coordinamento delle Teologhe Italiane (CTI). Filo conduttore della sua ricerca è l’esplorazione ermeneutico-fenomenologica delle relazioni educative nei diversi aspetti della contemporaneità, tra cui quelli connessi alla virtualità ed ai nuovi stili di vita.
Lunedì 31 maggio 2021
Dalle neuroscienze alla spiritualità
La neurobiologia delle emozioni, le mappe cerebrali funzionali, le reazioni immunologiche allo stress confermano il continuo “dialogo” tra corpo e mente – cervello e cuore – che si influenzano reciprocamente e aprono nuove vie del sentire e nel rapporto relazionale con l’altro.
Dal Big-bang alla coscienza?
Ernesto Burgio

ERNESTO BURGIO

Medico pediatra. Esperto in epigenetica e biologia molecolare. Membro di importanti istituti e società scientifiche, tra cui: European Cancer and Environment Research Institute (Bruxelles); Science of Consciousness Group (Università di Padova), Gruppo Emergenza COVID della SIPPS (Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale).

Il sentire della mente 

Daniela Lucangeli

DANIELA LUCANGELI

Psicologa. È Pro-Rettore Università di Padova e Professore ordinario di Psicologia dello sviluppo della stessa Università. Nell’ambito delle sue ricerche si occupa di apprendimento e neurosviluppo. È componente di associazioni di ricerca e di comitati scientifici nazionali e internazionali.
Dal cervello all’anima: un viaggio tra neuroscienze, coscienza e trascendenza
Erica Poli

ERICA POLI

Medico psichiatra. È psicoterapeuta e counselor. Membro di numerose società scientifiche, tra cui IEDTA, ISTDP, OPIFER, EMDR Italia, ha un’eclettica formazione psicoterapeutica che le ha fornito la capacità di affrontare il mondo della psiche fino alla spiritualità, sviluppando un personale metodo di lavoro interdisciplinare e psicosomatico.
Il Paradiso perduto. Gli effetti delle avversità precoci sul neurosviluppo
Andrea Minelli

ANDREA MINELLI

Medico. È professore associato all’Università di Urbino Carlo Bo, dove insegna Fisiologia Umana e Neurofisiologia dei Processi Psichici. Membro del Direttivo Nazionale SIPNEI, al centro delle sue ricerche c’è l’asse neuroendocrino dello stress in situazioni acute o croniche di vario tipo.
Martedì 1 giugno 2021
Dalla spiritualità alle neuroscienze
L’efficacia terapeutica della parola si integra con la dimensione religiosa e spirituale, caratterizzando e qualificando un percorso di conoscenza della dimensione umana olistica e integrata, in un interscambio osmotico continuo tra teologia e psicologia.
Vita e sacro alla luce delle neuroscienze
Giorgio Bonaccorso

GIORGIO BONACCORSO

Monaco benedettino. È docente presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Santa Giustina (Padova). Si occupa dei riti religiosi e cristiani, con particolare attenzione all’aspetto antropologico, e approfondisce e commenta testi di teologia, filosofia e letteratura
 
 
 
 

Connettomica e “coscienza” dall’embrione all’anziano
Gianfranco Tajana

GIANFRANCO TAJANA

Già ordinario di Istologia ed Embriologia nella Facoltà di Medicina all’Università di Salerno. Studia le relazioni tra i meccanismi dello sviluppo ed i sistemi biologici intesi come ” campi psichici che chiedono di essere interpretati per comunicarci la loro intelligenza”. Ha collaborato con l’OMS attraverso la Fondazione Smith& Kline nella formazione del personale docente di diverse Facoltà d Medicina Nazionali ed Internazionali.
I fondamenti quantistici della coscienza intenzionale e la natura relazionale dello spirito: verso una nuova antropologia
Gianfranco Basti

GIANFRANCO BASTI

Insegna Logica alla Pontificia Università Gregoriana e Filosofia della Natura e della Scienza alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Ricercatore presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e presso l’Istituto per i Circuiti Elettronici (ICE), è autore di oltre 80 pubblicazioni di argomento scientifico e filosofico, con particolare attenzione per le reti neurali e i sistemi cognitivi.

Pnei e medicina tradizionale cinese: la visione dell’interezza umana

Marina Risi

MARINA RISI

Medico, specialista Ostetricia e Ginecologia. Esperta di medicina integrata. È stata cofondatrice della SIPNEI (Società Italiana Di Psiconeuroendocrinoimmunologia). È consulente dell’ISS presso il Dipartimento di Neuroscienze Sociali. La sua ricerca verte sulla sintesi tra razionalità e intuizione, scienza ed arte, tradizione e tecnologia, occidente ed oriente, corpo e mente.
Simposio
Hildegard Von Bingen
Alla scoperta di questa donna geniale, eclettica, badessa benedettina, filosofa e dottore della Chiesa. La medicina Ildegardiana è ancora oggi seguita dalla medicina olistica ed è considerata antesignana della PNEI e della cura integrata.

Hildegard Von Bingen: “viriditas” e cura

Giorgio Bonaccorso

PAOLA ARGENTINO

Medico, psichiatra, psicoterapeuta della Gestalt. Direttore dei Master in Psico-Oncologia, in PNEI e Neuroscienze e di altri Master dell’Università Cattolica Sacro Cuore. Docente Universitaria di Psicologia Clinica e Psicopatologia. Dirigente del Dipartimento Salute Mentale di Siracusa dal 1991. Appassionata della lettura psico-sociale delle tragedie greche. Autore di libri e pubblicazioni scientifiche.
 

La regola dell’equilibrio e la mistica del corpo in Hildegard Von Bingen
Patricia Pagoto

PATRICIA PAGOTO

Psicologa e Psicoterapeuta. Laureata in Filosofia alla Sapienza di Roma. Ha conseguito la Licenza in Teologia Monastica e Spirituale al Pontificio Ateneo Sant’Anselmo con una tesi su sull’Ordo Virtutum di Hildegard Von Bingen. Ha svolto attività di ricerca all’ISFOL-INAPP sui temi dell’apprendimento collaborativo e della formazione relazionale, coordinando progetti sperimentali a livello nazionale ed europeo. È un’oblata benedettina.
Mercoledì 2 giugno 2021
Dall’ antropologia alla spiritualità
Le scienze umane (psicoterapie corporee e relazionali, infant research, neuroscienze) confermano che la capacità relazionale è inscritta nel nostro corpo. Per tale motivo diventano campo di rilettura dell’esperienza di fede, mentre l’esperienza di fede offre percorsi inediti alle domande di senso dell’esistenza. Cornice di questa analisi sarà la Gestalt Therapy, che – nella rilettura del prof. Salonia – presenta una nuova interpretazione delle teorie antropologiche in rapporto con il corpo in relazione con il sacro e con il kairòs , tempo della crescita e della formazione.
Il Vangelo del corpo: il corpo prima parola di Dio all’uomo
Giovanni Salonia

GIOVANNI SALONIA

Psicologo, psicoterapeuta e teologo. Già docente di Psicologia Sociale presso l’Università LUMSA di Palermo e di Psicologia presso la Facoltà Teologica di Palermo, è attualmente docente all’Università Cattolica del Sacro Cuore e all’Università Gregoriana. Direttore Scientifico della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia della Gestalt dell’Istituto di Gestalt Therapy hcc Kairòs.
Teologia, Gestalt Therapy e scienze umane
Antonio Sichera

ANTONIO SICHERA

Insegna Letteratura italiana moderna e contemporanea presso il Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università degli Studi di Catania ed è docente di Fenomenologia ed Ermeneutica nella Scuola di Specializzazione post-universitaria dell’Istituto di Gestalt Therapy Kairos. Si è occupato a più riprese di teoria della critica e dell’agire letterario, in rapporto con il sapere filosofico e teologico.
Fraternità e spiritualità
Gaetano La Speme

GAETANO LA SPEME

Counsellor professionista, si è formato presso l’Istituto Gestalt Therapy Kairos. Ha conseguito presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore il master in Psiconcologia e il master in Prevenzione e cura della sessualità. Frate cappuccino ha ricoperto il ruolo di Ministro Provinciale e attualmente è formatore.
Fraternità e spiritualità
Emiliano Strino

EMILIANO STRINO

Frate Minore Cappuccino, licenziato in teologia spirituale francescana presso la Pontificia Università Antonianum di Roma. È counsellor gestaltico e svolge servizio di formazione alla vita religiosa e alle dinamiche fraterne. Attualmente è parroco della parrocchia S. Maria della Misericordia di Siracusa presso il convento dove risiede.
Teologia biblica ed ermeneutica gestaltica
Rosaria Lisi

ROSARIA LISI

Psicologa e psicoterapeuta, specializzata presso l’Istituto di Gestalt Therapy Kairòs. Licenziata e dottoranda in Teologia Biblica. Docente di Psicologia Generale presso lo studio Teologico San Paolo di Catania, di cui è anche vicedirettore.

 

Questo anno, causa pandemia, la summer school sarà tutta in didattica online sincrona ed interattiva

Le parole dei partecipanti

Inno alla forza della vita

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La passione del possibile. La sorgente inesauribile della speranza

Eugenio Borgna

La speranza fa parte della vita, è una esperienza umana che ha molteplici espressioni tematiche, e che ha una sua radicale significazione non solo in filosofia e in teologia, ma anche in psichiatria, e, cosa ancora più importante nella vita di ogni giorno. Come si vive la speranza quando la tristezza, la malinconia, il male di vivere, la depressione scende nella nostra vita oscurandola e immergendola nella notte oscura dell'anima? Non conosco testimonianza più umana e struggente di quella che mi è stata data da una mia giovane paziente curata in anni lontani, e mai dimenticata, che ho chiamata Maria Teresa, nella quale l'eclissi della speranza e la sua rinascita sono state la conseguenza di una condizione depressiva di vita.

Muovendo da quelle che sono state le parole sulla speranza di questa mia giovane paziente immersa in una condizione depressiva che l'ha accompagnata per lunghe settimane, vorrei ancorare le mie riflessioni sulla speranza, alle sue parole. Sono parole emblematiche della significazione umana della speranza del suo rinascere dal cuore, come fonte di conoscenza, del suo scomporsi in speranza e in speranze , una differenza di radicale importanza, del suo essere la splendida descrizione di una speranza che si forma muovendo dalla interiorità. Sono parole che sanno dare a questo passaggio, dalla disperazione alla speranza, una straordinaria evidenza, che si è accompagnata ai cambiamenti delle espressioni del volto, da dolorose e straziate a luminose e ridenti. Sono esperienze che danno un senso alla psichiatria come scienza umana, che aiuta ad avvicinarsi al cuore della speranza.

Dalle esperienze che ho potuto fare in psichiatria non posso nondimeno non dire che se la speranza non ha una dimensione dialogica e relazionale, aperta senza fine al destino delle persone che la vita ci fa incontrare, non è speranza. La speranza è un colloquio infinito con le esperienze che di giorno in giorno noi abbiamo in vita, riconoscendo nella speranza questa misteriosa inclinazione a cogliere il possibile nell'impossibile, e il dicibile nell'indicibile.

Queste a grandi linee le riflessioni che vorrei svolgere sulla speranza nella mia relazione.

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Teologia biblica ed ermeneutica gestaltica

Rosaria Lisi

L’applicazione della psicologia alla Scrittura è molto variegata non solo per le prospettive teoriche, ma anche per gli ambiti d’applicazione specifici. A partire dallo sfondo ampio del rapporto tra Esegesi e Psicologia, l’intervento vuole mostrare una metodologia di studio dei personaggi biblici, avendo come sfondo teorico e antropologico la categoria fenomenologica ed esistenziale della Gestalt Therapy. Il racconto (sia esso scritto o riportato del paziente in terapia) riletto secondo la categoria fenomenologica e relazionale della Gestalt Therapy risulta essere come un ricamo tratto da tutto ciò che appare così come appare, senza la necessità di ricorrere ad interpretazioni ed ideologie a-temporali e a-spaziali che potrebbero risultare lontani dalle intenzioni originarie della voce narrante.

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Il Vangelo del corpo: il corpo prima parola di Dio all'uomo

Giovanni Salonia

La relazione analizzando gli ultimi documenti del magistero di Papa Francesco mostra come la spiritualità ha la radice nella sacralità dell’umano. Il Vangelo, il Lieto Annunzio che ha portato Gesù di Nazareth, è dentro la Teologia della Creazione. In questo orizzonte non esiste cesura o frattura tra la fede – ogni fede – e le scienze umane. L’umano come luogo in cui Dio si esprime ricuce ogni divisione tra cielo e terra ed apre il percorso per un ripensamento della integrazione tra logos e pathos, tra le ragioni del cuore e le ragioni della ragione.

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Teologia, Gestalt Therapy e scienze umane

Antonio Sichera

Il nesso tra dimensione spirituale dell'uomo, teologia e scienze umane è stato certamente indebolito dalla giusta distinzione di metodi e linguaggi propria della scienza moderna. Eppure dentro le parole e i concetti di qualunque approccio clinico permane la memoria di un 'pensiero della cura' che accomuna i saperi teologici, le esperienze spirituali e le psicoterapie. Ciò è vero anzitutto per le teorie cliniche raffinate e profondamente integrate, quale è ad esempio quella gestaltica. Un'analisi del libro fondativo della Gestalt Therapy, orientata verso il lessico dello spirituale e del teologico, può dunque riservare sorprese non indifferenti al lettore, aprendo nuovi orizzonti di senso ai terapeuti, e forse anche ai teologi e agli spirituali.

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I fondamenti quantistici della coscienza intenzionale e la natura relazionale dello spirito: verso una nuova antropologia

Gianfranco Basti

Tutte le grandi tradizioni religiose sia orientali che occidentali danno grande importanza al tema dell’interiorità e quindi della “co- scienza” che purtroppo, nella filosofia moderna occidentale da D. Hume in poi, è stata identificata con la “mente” che è invece la radice metafisica unica inconscia della coscienza intenzionale, ovvero la radice comune dell’intelletto e della volontà umane in quanto operazioni coscienti. Nell’analisi della coscienza, tutte le tradizioni religiose – quella occidentale delle tre religioni bibliche, Giudaismo, Cristianesimo e Islam, innanzitutto – convengono perciò (al di là di inevitabili confusioni linguistiche e di traduzione) nel distinguere fra “l’inoggettivabile presenza a se stessi dell’io,” in quanto distinta dall’ “oggettivabile coscienza del sé” che per definizione non cattu- rerà mai l’io, ma al massimo ciò che l’io è stato un istante prima, come la traccia nel cielo del passaggio di un jet. L’io in questo senso può definirsi come “la sistematica auto-trascendenza del sé”, tanto che in psicoterapia è fondamentale liberare il paziente dalle false “ipsazioni dell’io” in una qualche necessariamente falsa immagine di sé, che l’ambiente o l’individuo stesso si sono dati, e in cui l’io autentico è imprigionato. La stretta relazione fra l’io e l’istante presente – implicita nel definire la consapevolezza dell’io come “presenza a se stessi” in quanto distinta dalla “coscienza del sé” o autocoscienza (il “s-oggetto” è ciò che mai è riducibile a “oggetto”) –, ci aiuta a comprendere anche la distinzione e l’intima relazione fra “materia” e “spirito”, “energia” e “informazione” senza confonderli. Infatti, tanto l’io come il presente sono caratterizzati da una “sistematica elusività” (G. Ryle) perché ambedue inoggettivabili. Analogamente, Aristotele distingueva fra “continuo spaziale” fatto di parti “le-une-fuori-dalle-altre” e quindi localizzabili in un punto, e “continuo temporale” fatto di parti “le-une-dentro-le-altre” e quindi non-locali perché l’istante presente ha una natura quantica, essendo “la si- multaneità dell’ultimo-del-passato con il primo-del-futuro” e quindi è incomprimibile in un punto. Sappiamo come la matematica della fisica quantistica ha abbandonato, causa il principio di indeterminazione irriducibilmente legato al tempo in tutti i fenomeni oscillatori, la rappresentazione del corpo come “punto materiale” definito sui numeri reali, facendo del “campo” definito sui numeri complessi e della sua natura non-locale (quantizzata) perché “strutturale”, il suo oggetto proprio. E per questo definendo il “tempo interno” di ogni sistema quantistico, come una “grandezza complessa” composta cioè da una “parte reale” verso il futuro e una “parte immagi- naria” verso il passato. Ciò, fra l’altro, rende possibile la rigorosa definizione, in teoria quantistica dei campi, dell’“entropia informazio- nale” H (“informazione di Shannon” in teoria delle comunicazioni e “informazione di Glauber” Q in fisica) come persistenza nel tempo di una coerenza di fase (correlazione) a lungo raggio (“stato di Glauber” o “stato squeezed”) delle oscillazioni di campi materiali per l’azione di un campo esterno, in una condizione di bilancio energetico del sistema complessivo (= minimo dell’ “energia libera” o massimo dell’ “entropia termodinamica” S del sistema totale). In questo senso – della distinzione fra le grandezze statistiche (entropie) H (Q) e S che condividono la stessa formula di calcolo e le stesse misure di massimo e minimo, ma non sono la stessa cosa –, l’infor- mazione nei sistemi quantistici in quanto “sistemi dissipativi”, in relazione di scambio continuo ma bilanciato (= stabili fuori dall’equi- librio), con l’ambiente, è una “grandezza fisica immateriale”, distinta sebbene intrinsecamente legata alla “grandezza fisica materiale” dell’energia (“it from bit” di J. A. Wheeler). Tornando all’io, analogamente, la sua persistenza nel tempo, è legata intrinsecamente allo scambio con un “tu” per formare dinamicamente (= stabilità fuori dall’equilibrio) un “noi”. Allo stesso tempo, perché nel dialogo interpersonale ci sia sempre qualcosa di nuovo da comunicare, occorre che esista nel profondo di ciascuna persona un “fondo inco- municabile” e “inconscio”, che nella tradizione occidentale chiamiamo “mente”. Questo fondo, per essere come lo è inoggettivabile, dev’essere dato da una “relazione trascendentale (verticale)” con un Assoluto (“Dio” per il credente) che, da una parte, è fondamento delle relazioni “orizzontali” interpersonali con altri “tu”, (il “sé di ciascuno” incluso) e della loro inesauribilità, dall’altra è il fondamento della sistematica capacità dell’io di trascendere i condizionamenti (altrimenti l’uomo sarebbe un semplice “nodo di relazioni sociali” ( L. Feuerbach)), e quindi è il fondamento metafisico ultimo della libertà e della creatività di ogni io e della stessa immortalità personale. Tale relazione trascendentale è inconsapevole e diventa consapevole solo in alcuni momenti “estatici” propri degli atti di amore puro (carità, castità) verso l’altro, e degli stati estatici della mistica di tutte le religioni, come quando vediamo per un istante il sole dietro le nubi. Per questo, essendo questa relazione trascendentale un “centro” proprio di (e quindi comune a) ogni uomo (siamo raggi di un’unica sfera), quando rientriamo nel profondo di noi stessi, siamo per ciò stesso in relazione con l’Assoluto e quindi misteriosamente ma realmente con (il profondo di) ogni persona...

Cfr. BASTI G., Persona, Intersoggettività, Realtà. I Tre Pilastri della Relazione di Cura. In Carere-Comes T., Montanari C. (a cura di). Atti del 5. Congresso SEPI (Society for Exploration of Psychotherapy Integration)-Italia: “Psicoterapia e Counseling: Comunanze e differenze”, Roma 2 giugno 2012. ASPIC Edizioni scientifiche, Roma 2013, pp. 59-107 (disponibile online). Traduzione parziale in tedesco: BASTI G., The-rapiebeziehung und Duale Philosophie des Geistes. Psychotherapie-Wissenschaft, 2020, 10(1), pp. 37-43. doi:10.30820/1664-9583-2020-1-37 

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La speranza è un farmaco. Come le parole possono vincere la malattia

Fabrizio Benedetti

Recenti studi hanno permesso di identificare i cambiamenti che avvengono nel cervello del paziente durante l’interazione col proprio terapeuta. Ciò che sta emergendo è che questa interazione speciale e unica, dove il paziente crede e spera, attiva gli stessi meccanismi che sono attivati dai farmaci. Lo studio dell’effetto placebo è quello che ci ha permesso di comprendere questi meccanismi e di indagare la relazione medico-paziente e l’influenza della mente sul corpo, poiché un placebo è fatto di parole, simboli e rituali terapeutici.

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Vita e sacro alla luce delle neuroscienze

Giorgio Bonaccorso

Il punto di partenza è costituito dalla spiritualità intesa come un modo di essere del corpo, ossia come fenomeno emergenziale della complessa corporeità umana. Su questa base la spiritualità assume le caratteristiche di un corpo che si prende cura dell’ambiente naturale e dell’ambiente sociale. Il processo, allo stesso tempo fenomenologico e neuroscientifico, attraverso il quale il corpo perviene alla spiritualità come prendersi cura, pone in gioco il contesto emotivo, la trama narrativa e l’apertura olistica.

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Fraternità e spiritualità

Gaetano La Speme - Emiliano Strino

Nella spiritualità biblica l’uomo, creato dal Dio della vita, è fatto di relazioni e per le relazioni. In alcune di esse l’aspetto drammatico è più evidente: Giuseppe e i suoi fratelli, Marta e Maria. L’insegnamento di Gesù raggiunge una delle sintesi maggiori nella preghiera del Padre Nostro. Nella letteratura dell’apostolo Paolo si propone una risoluzione delle ferite fraterne partendo dall’esperienza del corpo. Il corpo-fraternità ristabilisce la sua armonia nella misura in cui ognuna delle sue parti si dispone interiormente ad incontrare e a lasciarsi incontrare dall’altro. Francesco d’Assisi, uomo spirituale, non ha alcun dubbio: riconoscere Dio come Padre ci abilita a riconoscere l’estraneo come fratello. Questa quindi è la scelta consapevole che ogni persona spirituale è chiamato ad operare: essere pienamente se stesso nell’incontro con Dio e col prossimo, abitando la casa comune che è il creato. “Senso spirituale” e “senso dell’altro” allora si incontrano per dare vita ad un futuro forgiato dall’interdipendenza e dalla corresponsabilità nell’intera famiglia umana.

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Il sentire della mente

Daniela Lucangeli

Le emozioni sono stati mentali e fisiologici associati a modificazioni psicofisiologiche, a stimoli interni o esterni, naturali o appresi; la loro funzione ha una valenza evolutiva e consiste nel rendere più efficace la reazione dell’individuo.

La letteratura scientifica tende a separare il concetto di “emotion” (emozione, dal latino: e- movere= muovere fuori), riferito al l’attivazione fisiologica del corpo, da quello di “feeling” (sentimento, etimologia: dalla parola sentire) utilizzato per indicare l’elaborazione psicologica connessa all’emozione (Berridge, 2018). Questi due aspetti delle emozioni sono comunque intrinsecamente interconnessi. Sarebbe un errore considerare l’attivazione fisiologica come processo esclusivamente inconscio e il processamento psicologico come processo completamente cosciente. Studi eseguiti con la misurazioni di variabili fisiologiche quali la conduttanza cutanea ci mostrano come l’attivazione fisiologica possa avvenire sia consapevolmente che inconsapevolmente (Tooley et al, 2017), mentre studi comportamentali ci mostrano come il processamento psicologico implicito delle emozioni possa influenzare in modo subliminali le nostre decisioni e preferenze (Winkielman & Gogolushko, 2018).

Il flusso dell’intelligere va verso un nuovo processo di apprendimento. Oggi nell’era del cambiamento non si parla più di intelligenza ma dell’intelligere, cioè di un flusso di azioni cognitive che hanno tre direzioni principali: dentro-fuori, dentro-dentro, fuori-dentro.

Le emozioni si sviluppano quando l’individuo prende consapevolezza di se, dell’altro e delle regole sociali. La loro attivazione è connessa a scopi a lungo termine all’interno del contesto sociale e sono legate ad aree cerebrali filogeneticamente più evolute quali la corteccia prefrontale mediale (Gilead et al 2016). Nonostante queste differenze, sia l’emozioni di base che quelle sociali hanno una componente biologica universalmente condivisa; a parte parziali sovrapposizioni, ciascuna emozione ha infatti uno specifico pattern neurale, di attivazione fisiologica e di risposta comportamentale(Nummenmaa et al, 2014; Nummenmaa & Sarimakii, 2017). L’esperienza e la cultura di individuo possono interagire con tale predisposizione biologica universale, modulando quindi il manifestarsi delle emozioni e generando differenze individuali (Cordaro et al, 2018).

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Il Paradiso perduto. Gli effetti delle avversità precoci sul neurosviluppo

Andrea Minelli

Da più parti si ipotizza che l’origine delle malattie sia spesso da ricercare in anomalie dei processi di sviluppo che riguardano le fasi precoci di vita. A tal proposito, è noto che i traumi e lo stress che si verificano nei primi periodi della vita si associano ad un marcato aumento del rischio di sviluppare patologie croniche stress-correlate in età giovanile o adulta. In parte, ciò dipende dagli effetti dello stress sulle traiettorie di sviluppo del cervello. Le avversità in fasi precoci di vita, infatti, possono influenzare la maturazione del sistema nervoso centrale durante il periodo di. sua maggiore plasticità e vulnerabilità, portando a profonde alterazioni nella regolazione della risposta da stress e nella reattività psicofisiologica agli stimoli ambientali.

Si discute sui meccanismi patogenetici alla base di tali effetti. Numerose evidenze dimostrano che le avversità nelle prime fasi di vita producono marcature epigenetiche in una varietà di geni, tra cui quelli che controllano la reattività dell’asse dello stress e quelli coinvolti nei processi di neurogenesi, crescita assonale e dendritica, e sviluppo neurale. Questi dati sono in accordo con gli studi che documentano l’impatto dei traumi e dello stress precoce sullo sviluppo morfologico e funzionale di molte strutture cerebrali, sia corticali che sottocorticali. In generale, possiamo dire che le alterazioni cognitive e neurobiologiche osservate nei soggetti esposti ad avversità precoci riflettono modificazioni neuro-plastiche utili a promuovere l’adattamento del bambino ad ambienti ad elevato rischio, favorendo comportamenti orientati al ritiro e all’evitamento piuttosto che all'approccio e all’esplorazione. Gli studi di neuroimaging funzionale ci dicono che bambini e giovani adulti con storie di maltrattamento mostrano maggiore reattività e interconnessione funzionale di aree cerebrali, come l’amigdala e l’insula, che rappresentano i nodi principali della "rete di salienza", coinvolta nella rilevazione delle minacce e nell'anticipazione del dolore. Si è visto, inoltre, che lo stress precoce si associa a deficit della regolazione emozionale e del controllo top-down sulla reattività dell’amigdala, unitamente a riduzione dello spessore di molte regioni corticali coinvolte nell'emotività, come ad esempio le cortecce prefrontale mediale e laterale e la corteccia orbito-frontale.

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Pnei e medicina tradizionale cinese: la visione dell’interezza umana

Marina Risi

Il paradigma meccanicistico, che ha ispirato la ricerca medica scientifica negli ultimi 150 anni, ha determinato significativi progressi nella cura delle patologie, ma ha anche indotto un eccesso di specializzazione nelle competenze terapeutiche.

Il risultato è stato una frammentazione dell’essere umano, scomposto nelle sue più minute componenti, ma privato della sua fondamentale interezza.

Il modello sistemico di una visione integra dell’umano non si contrappone al metodo scientifico dominante; piuttosto, include elementi biologici, psicosociali, culturali e ambientali, rispettando la complessità.

La Psiconeuroendocrinoimmunologia ( PNEI) ha come modello di riferimento le relazioni bidirezionali tra psiche e sistemi biologici di regolazione, interconnesse in un network di informazioni continue e che si influenzano tra loro per tutta la vita, a partire dalla vita intrauterina.

L’accostamento della PNEI alla Medicina Tradizionale Cinese ( MTC), due paradigmi che si sono imposti in epoche molto distanti tra loro, ci rende ragione del fatto che lo studio della nostra realtà non può prescindere dal riconoscimento che i sistemi di regolazione della salute sono interconnessi e si influenzano vicendevolmente.

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Dalla sofferenza alla speranza. Un percorso dialogico per la maturazione della persona

Rosa Grazia Romano

Il vertiginoso progresso della scienza e della tecnica sembra rendere gli uomini e le donne impreparati ad affrontare i complicati risvolti di questo progresso, che tocca ormai tutti gli aspetti della vita sociale, educativa, affettivo-relazionale, emotiva, spirituale.

Oggi la spettacolarizzazione di sé sottopone la persona al culto dell’apparenza felice, divenuto obbligo ma presentato come conquista di libertà e promessa di felicità. Ma, paradossalmente, quanto più aumentano le esposizioni virtuali nelle vetrine della felicità che occultano la sofferenza, tanto più crescono il mal di vivere, l’insoddisfazione, il consumo di sé e le nuove dipendenze. L’individuo sperimenta una vita più consumata che vissuta, una sofferenza più esibita che attraversata, una speranza più (de)cantata che abitata.

Saper leggere questi vissuti come segnali di disagio e, contemporaneamente, come richieste di sostegno consente ai professionisti delle relazioni di aiuto di fornire ai più fragili gli strumenti necessari per riattivare sia percorsi riflessivi di crescita personale, sia capacità di porre domande e dare risposte piene di senso e significatività.

È importante quindi incamminarsi su strade, spesso impervie, che aiutino la persona ad attraversare la sofferenza senza negarla o patologizzarla, passando attraverso quel perdono di sé stessi e degli altri che rivitalizza la capacità di desiderare e di attendere. Qualità, queste, non sono inscritte nel Dna, ma conquiste da apprendere attraverso percorsi dialogici e maturativi che conducono a diventare persone che hanno il coraggio di sperare ancora e sempre.

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Dal cervello all’anima: un viaggio tra neuroscienze, coscienza e trascendenza

Erica Poli

Neuroscienze, tra coscienza e trascendenza, in viaggio verso l’Anima.

Anima, una parola-interruttore, come la definisce Edoardo Boncinelli, capace, non appena viene pronunciata, di mutare del tutto l’atmosfera di una conversazione, il senso di un discorso, il peso di una affermazione.

Cosa resta dell’Anima nell’oggi che fa seguito al pensiero meccanicista e riduzionista della società della Techne?

Resta lo splendido paradosso per il quale sono proprio le scienze, dalla fisica alle neuroscienze, a giungere alla soglia dell’anima.

I percorsi di ricerca sulla coscienza mostrano che dell’Anima resta più di quanto si possa pensare.

La neuroestetica e la neuroteologia tornano ad interrogare il mistico; l’emisfero destro, emisfero muto, che era sparito sotto al predominio del sinistro, con Julian Jaynes e il crollo della mente bicamerale, torna a parlare.

Dopo il 900, era dell’inconscio, per dirla con Eric Kandel, sorge il tempo della coscienza che con l’anima sembra avere molte, conturbanti, somiglianze.

Pitagora, Socrate, Platone, Sant’Agostino… Ippocrate, Leonardo… Marsilio Ficino… Dante Alighieri… Jung, Hillmann, la fisica dei quanti, le neuroscienze, la neuroestetica, la neuroteologia: un fil rouge collega una strada nel mistero, fede per alcuni, dubbio per altri ma a quanto pare interrogativo ineludibile per tutti.

Anima, che è nella radice greca della psicologia, viaggia nei secoli, diventa mente, poi la mente diventa cervello, il cervello DNA.

Un gene egoista si porta via il mistero.

Ma il genoma è epigenoma, il DNA è onda elettromagnetica, e l’Anima ritorna, sotto forma di energia, informazione, coscienza.

Così, Galileo, nell’immaginifico viaggio di Tononi, si addentra tra i neuroni e giunge al trascendente.

Quel che resta dell’anima: sempre e soltanto, la domanda sull’Anima, lo stupore che ammutolisce di fronte alla delicata unicità dell’esistenza, sempre sospesa come un paradosso tra materiale e immateriale, animale e divino.

Quando tutto si riduce al cervello, il cervello costringe di nuovo all’ineffabile.

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La regola dell’equilibrio e la mistica del corpo in Hildegard Von Bingen

Patricia Pagoto

L’incontro con Ildegarda di Bingen (1098-1179), può cambiarti la vita. A me è successo. La sua maternità spirituale e la funzione di guida, che le fu affidata nel 1136, si irradiano ancora oggi sulla schiera delle sue figlie e su tutti coloro che ne approfondiscono il pensiero. 

Testimoniando fedeltà agli insegnamenti più preziosi della Regola benedettina - l’ascolto, l’accoglienza, la discretio (capacità di discernimento) e la cura - Ildegarda di Bingen riesce a mettere in comunicazione tra loro i più disparati ambiti disciplinari: botanica, teologia, medicina, poesia, architettura, arte culinaria e sartoria, teatro, canto, musica e pittura. Uno dei risultati più notevoli di questo suo stile interdisciplinare è quello di riuscire a tratteggiare penetranti diagnosi antropologiche, valide anche per il nostro tempo, che riescono a catturare alcune delle esperienze più significative di sofferenza, disagio e disorientamento che attraversano il passaggio storico che stiamo vivendo.

Ildegarda di Bingen è avanti anche rispetto all’oggi. Studiosa della cura, delle passioni e delle relazioni, Ildegarda sviluppa una vera e propria terapia del dialogo e della gratuità. É l’antesignana di quella “filosofia medicinale della cura relazionale” (E. Pulcini, M. Zambrano) di cui abbiamo certamente bisogno, e non soltanto nell’immediato, per abbracciare l’incertezza della contingenza e ricucire il tessuto di asimmetrie che si manifesterà, in ogni campo, nel post pandemia. Le sue intuizioni sul “tempo femminile” e sulla forza debole, ma inesorabilmente trasformativa, che da esso stilla (Lettera ai Monaci di Magonza, 1178), invitano a riflettere sul nostro rapporto con il tempo, sottoposto a ineludibili pressioni, a uno svuotamento di senso e a mutamenti distopici, potenzialmente “patologici per le dinamiche di accelerazione tecnica, sociale e dei ritmi di vita” (H. Rosa). 

Lo sforzo di adattamento al nuovo mondo-covid richiede un diverso impegno cognitivo e una maggiore creatività organizzativa da parte di ciascuno di noi. L’epoca di Ildegarda può venirci in aiuto anche in questo. Il Medioevo è un’epoca di empirismo e di resilienza in cui “non si fonda la propria vita su principi determinati in precedenza, ma i principi direttivi di un’esistenza risultano dalle condizioni alle quali essa deve adattarsi” (R. Pernoud). 

La visione della medicina di Ildegarda di Bingen ha come scopo il benessere a tutto campo della persona. Questa scienziata, partendo dalla sua condizione di infermità, aveva compreso che curare non è semplicemente eliminare i sintomi, ma suscitare nell’altro la forza di cercare motivazioni di vita che possano comunque portarlo al di là della malattia. Il potente magistero femminile di Ildegarda promuove la dimensione contemplativa ed è portatore di un messaggio sapienziale che porta a curare e coltivare - attraverso il riconoscimento del significato profondo e trasformativo dell’esperienza - la triplicità della natura umana: spirituale, psichica e corporale. Il corpo è per Ildegarda il luogo dell’Incarnazione e “la veste dell’anima”. Quindi dev'essere custodito, rispettato, onorato, abbellito con amoroso equilibrio e reso armonioso come un canto nel suo ambiente di vita. 

Con la sua spiritualità basata sul creato - ovvero sul “riconoscimento della forza continua e presente del Creatore” (M. Pereira) negli elementi e nel cosmo - Ildegarda indica la via di uno stile di vita ecologico, integrato, fatto di misura e discernimento: due virtù che allenano a quella tensione costante necessaria a custodire l’equilibrio. Nella situazione attuale, l’ascolto, l’accoglienza, la discretio e la cura - forze umanizzanti e senza tempo - rimettono il tempo nei cardini e mettono la persona nelle condizioni di tratteggiare possibili risposte al cambio di paradigma innescato dalla pandemia.

Esistono cose più interessanti da indagare se non se stessi?

Sembra questa, in sintesi, la domanda che Ildegarda di Bingen ci rivolge mentre indica come la coscienza e la consapevolezza di se stessi siano legate al pieno sviluppo dell’identità personale. Ne parleremo nel nostro Simposio Satellite.

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Dal Big-bang alla coscienza?

Ernesto Burgio

Come lo potremmo configurare un percorso dal Big Bang alla Coscienza o come qualcuno ha scritto dall’atomo all’Io o come qualcuno potrebbe scrivere dal Campo di Higgs all’Universo Cosciente? Prima di tutto già su queste prime definizioni potremmo riflettere e provare a capovolgerle: ad esempio potremmo pensare un percorso che dalla Coscienza (infinita, metatemporale) porta al Cosmo, si fa Cosmo. In cui l'infinita vibrazione d’Amore si manifesta in forma di Creato. In cui la Creazione è pura vibrazione che si trans-forma in energia e materia: onde e particelle, particelle-onde, campi gravitazionali e campi morfogenetici. Coscienza trascendente e immanente al tempo stesso: Infinito che nelle singole coscienze si traduce in finito… Monismo e Dualismo, Nominalismo e Realismo, Empirismo e Idealismo: categorie limitate prodotte dalla mente. Veramente il macrocosmo si rispecchia nel microcosmo; l’energia è materia in Spirito, il Cosmo è Coscienza. E come cerca di esprimere il Poeta: “Nel suo profondo vidi che s’interna / Legato con amore in un volume / Ciò che per l’universo si squaderna".

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Connettomica e “coscienza”: dall’embrione all’anziano

Gianfranco Tajana

Nel luglio del 2009 sedici componenti del National Institutes of Health diedero vita a un progetto quinquennale finalizzato a costruire una mappa virtuale delle connettività anatomiche e funzionali del cervello umano “Per comprenderne il funzionamento e facilitare la ricerca sulle malattie mentali: il connettoma project .” 

Questa presentazione racconta come il connettoma rappresenti sia il punto di arrivo di una cartografia delle aree cerebrali iniziata nel 1700 da Franz Joseph Gall ed attraverso Francis Galton, Korbinian Brodman, Paul Broca fino all’omunculs di Wilder Penfield, che il punto di partenza della connettomica nata dal'ecclettico Sebastian Seung che costituisce uno straordinario “Neurocarefour" in cui confluiscono e si integrano molteplici discipline dalla meccanica quantistica, le neuroscienze, la genomica psico sicosociale e le più avanzare tecnologie di imaging cerebrale. 

Il connettoma, oltre a fornire i criteri per la neuroriabilitazione suggerisce procedure neurochirurgiche fondamentali. La complessità e la plasticità delle reti neuronali che lo compongono rappresentano “una sfida" a trovare le possibili tracce morfologiche della coscienza.

Questa presentazione si focalizzerà sulla neurogenesi del connettoma dalle prime fasi dello sviluppo embrionale, nel bambino attraverso l'adulto fino all'anziano . 

I meccanismi epigenetici che regolano l’acquisizione, il mantenimento e la perdita dello stato differenziato connettomico sono capaci di trasdurre il suo codice genetico in forme e funzioni che persisteranno nel cervello come “modelli” di processi mentali. I nostri processi cognitivi sono pertanto assimilabili ad “una replica” delle tendenze embrionali acquisite, connaturate nello sviluppo, modelli fondamentali che si riesprimono durante la percezione o il pensiero. 

Il connettoma non è soltanto un circuito stampato neuronale tridimensionale che produce funzioni, ma è piuttosto un'attività ricorrente che si attualizza nel comportamento. La conoscenza è intesa come una modalità di crescita che viene trasferita dall'embrione nella vita adulta. 

Mentre la morfogenesi embrionale definisce la struttura della forme, quella fetale predispone le funzioni future. La nostra esistenza non inizia alla nascita ma al concepimento, e probabilmente ancora prima. Quello che accade durante 280 giorni nell'ambiente intrauterino produrrà effetti duraturi sulla nostra salute e condizionerà il nostro destino. 

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Inno alla forza della vita e ‘visioni’ di speranza
Hildegarda Von Bingen: viriditas e cura.

Paola Argentino

È straordinario come il messaggio della grande mistica e scienziata Ildegarda di Bingen si è rivelato quanto mai attuale, quale risposta vitale alla pandemia, indicando un percorso di cura innovativo di medicina integrata. Ho conosciuto casualmente e provvidenzialmente la medicina ildegardiana, dopo esperienze cliniche e studi ultra-trentennali di psicooncologia durante i quali ho analizzato l’intrinseco legame tra corpo, psiche e cancro, e leggendo le opere di Hildegarda ho riscontrato molti punti in comune con la Gestalt Therapy: concetti sostanziali e rivoluzionari. Ne parlerò durante la summer school, e in particolare mi soffermerò sul concetto di VIRIDITAS sia come principio vitale, energia vitale, che come elemento di connessione tra micro e macrocosmo .
A partire dai principi clinici della medicina ippocratico-galenica, attraversando il mondo culturale di Hildegarda, fino a giungere alle recenti ricerche di neuroscienze e PNEI, approderemo alla gestalt therapy e al concetto di salute come benessere psicofisico e spirituale nell’ambiente di vita naturale e relazionale.
L’inno alla potenza umana originaria di cui Ildegarda dà testimonianza, in tutte le sue opere, pagina dopo pagina, miniatura dopo miniatura, canto dopo canto, è un rimando allo spirito vivificante descritto: “Con un soffio di vento, invisibile vita che dona pienezza, tutto trasformo in vita», dunque un appello a vivere la vita in feconda totale pienezza, nella sua ottica di armonia universale corpo-cosmo, alla ricerca di un equilibrio sinfonico spirituale che dona il senso ad ogni prendersi cura.