La maschera e la risata. Il non-senso della vita in una poesia di Luigi Pirandello

Nov 26, 2022 | Volti e maschere nell'arte

La luna, il poeta e un teschio. Come a dire, il mondo, l’uomo e ciò che di lui resta quando il flusso vitale ha termine. Sono questi gli ingredienti essenziali di un testo poco noto (La maschera) dell’autore agrigentino in cui il Nostro costruisce un monologo rivolto ad un cranio per riflettere sul senso della vita. “Io non ti prego, o vuoto cranio umano, /che il gran nodo mi voglia distrigar”. Non ho la pretesa di risolvere l’enigma della vita, di capire finalmente il perché ci sia qualcosa anziché il nulla e che senso che questo qualcosa abbia. Si tratta, scrive Pirandello di “Follie d ‘Amleto! Io sto co ‘l Lenau: è vano/de la vita la Morte interrogar. /A che avventarti questa malacia/che in van mi rode, in stolidi perché?”. È stoltezza smarrirsi in sterili perché, è follia perdersi nei dubbi amletici. Preferibile invece il pessimismo cupo di Nikolaus Lenau, che ha concluso la sua breve vita in un manicomio. “Non vo’ sapere a qual mai uomo tu sia/appartenuto – ora, appartieni a me. /Tu nulla forse m’avresti insegnato/quando un cervel chiudevi ed un pensier;/ora m’insegni a ridere del fato, /e a vivere la vita – unico ver”. Un teschio rappresenta la migliore lezione di vita per Pirandello, una lezione racchiusa in due punti: non prendere sul serio il proprio destino (una sana autoironia) e vivere con pienezza i propri giorni. Questa è l’unica cosa che conta, questa l’unica verità. Ed è sul fondamento di tale verità che Pirandello immagina di prendersi gioco ironicamente del mondo (la luna), con la complicità del teschio divenuto il volto di una donna mediante una maschera di cera, una parrucca ed un elegante velo nero. La commedia della vita è servita. “Vogliam noi oggi, amico teschio, un poco / rifarci de le noje aspre del dì? / io ho pensato di prenderci gioco … / Amico teschio, indovina di chi? / De la luna, di lei … Non ti se’ accorto / ch’ella ti fa da un pezzo l’occhiolin? / … / Vogliamo la comedia de la vita / rappresentar stasera tutti e tre? / io tu e la luna (sarà presto uscita); la miglior parte la riservo a te. / Ho comprato una maschera di cera, / che un volto finge di donna gentil, / una parrucca che par chioma vera, e velo nero d’ordito sottil. / Vedrai che bel gioco! Scambio de la Luna, / temo di te non m’abbia a innamorar … / Tu sembrerai un’andalusa bruna / a le carezze del raggio lunar”. Il teschio divenuto così un volto di donna sotto i raggi della luna è il destinatario di un canto d’amore del poeta, che ride del gioco ironico messo in scena. E la vita appare così nella sua intima fibra una planetaria recita, priva di senso alcuno e di significati che ne possano svelare una finalità che non esiste. Una risata, una triste, amara risata è ciò che resta all’uomo dinanzi ad una vita che appare sciocca – e lo è – in quanto priva di un solo perché. “Tu ridi, o teschio vuoto /che sciocca vita! io rido al par di te”.

ANDREA SOLLENA
Didatta della Scuola di Formazione in Counselling Socio-Educativo
Istituto di Neuroscienze e Gestalt “Nino Trapani”