“Le stimmate di Francesco d’Assisi: logica e follia” di fra Gaetano La Speme

Mag 18, 2024 | Senza categoria

Francesco d’Assisi, 800 anni fa sul monte La Verna, riceve le stimmate di Gesù nel suo corpo. È un accadimento mistico e corporeo, una guarigione e una ferita, un evento relazionale. Follia e logica si abbracciano. È il compimento di un processo e l’inizio di una nuova storia.
In quegli anni Francesco sperimenta che la passione per il vangelo, senza umiltà, può dividere. Lui sente il dramma del rifiuto e della solitudine. Entra in un periodo di depressione. Sorgono domande importanti, valide anche oggi: Come continuare ad avere interesse e passione per coloro che non hanno lo stesso stile? Come evitare di cadere nella tentazione di disprezzare o di isolarsi, di fuggire o di diventare violenti con coloro che hanno sensibilità spirituali, ecclesiali, teologiche diverse dalla propria?
Francesco sperimenta che «uno dei drammi costitutivi del vivere insieme non è quello del fratello debole o cattivo, ma del fratello «diversamente ispirato»». Alla Verna Francesco scopre che «la sfida della fraternità è quella di rinunciare al pensiero unico e rispettare, ascoltare e confrontare le ispirazioni di ognuno per giungere a una fusione delle ispirazioni». Un grande cammino di crescita umana e spirituale: rispettare, ascoltare e confrontare le ispirazioni per giungere a una fusione di ispirazioni. Follia e logica vengono integrate e suggeriscono a Francesco questa via: Non pretendere più che la propria ispirazione sia l’unica ispirazione possibile, non pretendere che gli altri siano cristiani migliori, non schivare i frati più spirituali di lui, non vergognarsi delle contraddizioni dei frati fragili.
Le stimmate conformano Francesco a Gesù crocifisso e risorto: Cristo muore fratello per i fratelli e risorto, da fratello, va in cerca dei fratelli.
Solo dopo la Verna Francesco può riprendere a cantare e benedire. E compone per frate Leone Le Lodi di Dio altissimo e la Benedizione.
La follia della croce e la logica del Vangelo portano Francesco a far si che le sue ultime parole siano cantico di lode a Dio e benedizione agli uomini, suoi fratelli.