Il Paradiso? Non un luogo, ma esplosione del desiderio! Dialogo con il prof. Giorgio Bonaccorso.

Ago 15, 2021 | Esperienze del prendersi cura, neuroscienze e gestalt, pastoral

Paola Argentino continua ad approfondire la tematica della spiritualità del prendersi cura con i relatori della Summer School 2021 e in prossimità della Solennità di Maria Assunta, dialoga con il prof. Giorgio Bonaccorso, monaco benedettino, docente presso l’Istituto di Liturgia Pastorale di Santa Giustina (Padova) e docente dei nostri Master in Pastoral Counselling (Roma, Treviso, Siracusa).

P.A.: Carissimo prof. Bonaccorso, il 15 agosto si celebra nella liturgia cattolica l’Ascensione della Madonna al Regno dei Cieli, e pensando a questo dogma risuona nella mia mnemotività la bellezza e la forza travolgente di un concetto che hai enunciato nella tua relazione alla nostra Summer School 2021: “Il Regno dei Cieli, il Paradiso, dobbiamo pensarlo, non come un luogo, ma come esplosione del desiderio!

G.B.: Un paesaggio non è bello solo perché ne siamo ammirati, ma anche perché risveglia in noi fantasie e desideri. Ciò che non riusciamo a esprimere con la precisione delle parole lo possiamo intravvedere nel ricco ventaglio di colori e di forme che ci appare in un lampo quando guardiamo il mare e le montagne. E si scoprono così i desideri che ci abitano e che vogliono dilagare per tutto il nostro essere, perché il nostro essere è un susseguirsi di possibilità. Il paradiso è quando le possibilità non hanno più limiti e il desiderio esplode al punto da non poter essere sostenuto che dall’eternità.

P.A.: Nei tuoi approfonditi studi di neuroscienze e teologia poni la Spiritualità al vertice dell’evoluzione umana ed inviti ad intenderla come il massimo della complessità della realtà corporea, un modo emergenziale del corpo. La spiritualità, dunque, come un modo di essere del corpo, e in questa prospettiva collochi la Resurrezione… è estensibile lo stesso ragionamento all’Ascensione del corpo di Maria?

G.B.: La spiritualità è la possibilità della vita che trova nel corpo umano il modo di esprimersi. Per la teoria della complessità, il corpo umano, comprensivo ovviamente del cervello, è il sistema autorganizzato più complesso che esista e come ogni sistema è più di ogni altro sistema è caratterizzato da processi emergenziali eccezionali, come la capacità di pensare, di avere sentimenti, di fare delle scelte, di aprirsi a ciò che chiamiamo spiritualità. Dal punto di vista teologico, si può dire che Dio ha voluto un corpo così complesso quasi per prepararlo a superare il principale limite della vita, ossia quell’entropia biologica che chiamiamo morte. La risurrezione è l’espressione di una spiritualità che non abbandona mai il corpo, ma che ne svela le possibilità più inedite e quasi impensabili. Con la risurrezione di Gesù Cristo Dio ha reso possibile il più grande desiderio dell’umanità e perché sia ben chiaro che ciò non riguardo solo suo Figlio, ma tutti gli esseri umani, ha incominciato con sua madre, Maria. E così, Maria, il grembo che ha ospitato Dio, è ospite del grembo di Dio, il corpo che ha ospitato Dio è diventato ospite di Dio.

P.A.: “La Spiritualità – hai detto nella nostra Summer School – si può leggere in modo gestaltico”, ed hai citato quali momenti costitutivi di questa spiritualità tre livelli: l’aspetto evolutivo, il narrativo, e quello olistico. La nostra sete di sapere si è così amplificata da chiederti di dissetarci con qualche spiegazione in più…

G.B.: Mi sembra che la spiritualità sia interpretata molto bene dal modello secondo cui il tutto è più della somma della parti, perché assume le diverse dimensioni umane, fisica, biologica, psichica e sociale, e le raccoglie in un tutto più ampio. E dato che il soggetto della spiritualità, ossia l’essere umano è l’intreccio di natura e cultura, la spiritualità si profila come un’esperienza che raccoglie i frutti di entrambe. Tutto il processo evolutivo della vita sulla terra si è mosso verso organismi sempre più complessi, composti fondamentalmente dalle componenti fisiche e biologiche di quelli più semplici ma emergendo con alcune caratteristiche che non si ritrovano in questi ultimi. A un certo punto di questa storia della vita è comparso l’essere umano e quindi ciò che lo caratterizza, ossia la cultura. La cultura è uno stadio (il più recente) della natura (dell’evoluzione biologica). E anche la cultura, come il resto della natura, ha una sua storia: per questo la narrazione ha avuto tanta rilevanza nelle popolazioni umane. In queste narrazioni è spesso evidente il tentativo di trovare la radice di tutto ciò che esiste e in particolare dell’uomo. L’evoluzione e la narrazione sono espressione della temporalità e della storicità della vita e dell’umanità: in alcuni racconti, però, si trova il desidero e la credenza vi è qualcosa di più grande che raccoglie il tempo e la storia, qualcosa che è come il tutto entro cui prende senso il tempo e la storia. Questa apertura olistica è l’espressione più intraprendente del desiderio e della spiritualità.

P.A.: Molto suggestiva durante la tua relazione l’immagine dell’utero che ci hai offerto per spiegare come la vita nasce “dentro”: “È nello “stare dentro”, non solo di fronte, ma è nel sentirsi dentro che percepiamo che non siamo estranei, “dentro” possiamo condividere e vivere la Spiritualità del prendersi cura: “stare dentro” è prendersi cura”. Penso al mio lavoro di medico ed in particolare di psico-oncologa, all’importanza di stare dentro il dolore dei pazienti e dei loro familiari per prendersi cura di loro, alle Spiritual Care. Maria è il grembo fecondo di Dio, il mistero dell’incarnazione Divina, il prendersi cura materno, dalla gioia della nascita del Figlio di Dio fino al dolore della Sua morte. Ma non finisce qui… noi crediamo nella Resurrezione. Tra l’Incarnazione e la Resurrezione di Gesù e l’Ascensione di Maria si sperimenta il livello emergenziale non solo del corpo, ma della intercorporeità.

G.B.: La corporeità è inevitabilmente intercorporeità, dato che il corpo vive delle sue relazioni con i suoi “corpi interni” e con i “corpi esterni”, e soprattutto con i corpi degli altri membri della propria specie. Il corpo umano è intercorporeità umana. Ed è per questo che lo “stare dentro” a cui ci abilità il corpo e anche lo “stare dentro con gli altri”. Naturalmente ci sono tanti modi di stare dentro con gli altri, ma pochi sono così espressivi come il prendersi cura degli altri. Io sono la mia relazione con l’altro e il prendersi cura dell’altro è tutt’uno del prendersi cura di se stessi. Solo una concezione piuttosto riduttiva, forse anche ridicola, può portare a una contrapposizione, perché tutta la vita, anzi tutto l’universo, è un immenso cordone ombelicale senza il quale ogni cosa, le particelle elementari come le stelle e le galassie, ma anche gli animali e gli esseri umani svanirebbero. L’universo è una funzione d’onda presente ovunque e che rende possibile anche la specificità di ogni cosa … ma sempre in relazione. Il prendersi cura è una forma quanto mai preziosa del legame che attraversa i viventi, ed è spesso in un volto che sorride o che fa sentire la sua presenza nelle vicende umane. Questa è l’icona di Maria: volto di una presenza che non viene mai meno.

P.A.: Grazie prof. Giorgio Bonaccorso! Auguro a tutti di vivere la festa di Maria Assunta 2021 con negli occhi, nel cuore, nella mente… nella complessità del corpo tutto, il desiderio travolgente di Paradiso, come processo emergenziale intercorporeo della Spiritualità del prendersi cura, dono d’amore, in quello spazio, non luogo, in cui vibrano intensamente le emozioni e i sentimenti delle nostre relazioni affettive, e in quel tempo sempre presente, di chi, assente, è già nella Bellezza Eterna. (Paola Argentino 15 agosto 2021).