Per una collaborazione tra Scuole di formazione e Terzo Settore

Ott 9, 2020 | Uno sguardo sull'oggi

I Master in Counselling Socio-Educativo e in Counselling familiare e di coppia sono in perfetta sintonia con la riforma del terzo settore e la necessità di operatori che pur essendo volontari siano competenti nella relazione di aiuto. In particolare la prof.ssa Agata Pisana, vice presidente della federazione Nazionale dei Consultori familiari di ispirazione cristiana, nel suo contributo per la rubrica del nostro blog “Uno sguardo sull’oggi”, evidenzia l’imminente scadenza a fine mese della riorganizzazione statutaria degli Enti del Terzo Settore, e auspica una collaborazione tra questi Enti e le Scuole di Formazione, per una formazione qualificata, continua e permanente di tutti gli operatori.

Paola Argentino

 

Cambio di rotta nell’organizzazione degli Enti specializzati nelle relazioni di aiuto 

La legge 106/2016 ha operato una riforma del Terzo Settore che fornisce nuove prospettive e nuova organizzazione a vari enti, fra cui tutte le organizzazioni di volontariato (ex, ormai, ONLUS), e dopo una serie di posticipazioni, il Decreto “Cura Italia” (D.L. 18/2020, art. 35) ha prorogato al 31 Ottobre p.v. il termine ultimo perché tali realtà adeguino i propri statuti a quanto previsto della Legge. Una Riforma, questa, che ha coinvolto la maggior parte dei Consultori italiani e delle istituzioni no profit che si occupano del benessere psico-fisico dei cittadini con servizi di accoglienza, di ambulatori, di corsi mirati, di sportelli di ascolto, attività di counselling e percorsi a carattere psicologico.  Sono 279 i soli consultori di ispirazione cristiana (raccolti 203 nella CFC e 76 nell’Ucipem), per corrispondenti migliaia e migliaia di volontari e di utenti, la cui efficienza sarà guidata dai nuovi statuti ma la cui efficacia è data dalla qualità delle professionalità che le scuole di formazione forniscono. 

È un momento, dunque, di opportuna riflessione e di precisazione della differente identità delle professioni che operano nell’ambito delle relazioni di aiuto e su cui purtroppo circola spesso confusione. Fondamentale la differenza fra counselling e psicoterapia. L’uno è “una relazione d’aiuto e di orientamento che si occupa in prevalenza di problemi interpersonali o sociali della persona, limitati e specifici alla situazione contingente reale che li ha determinati o evidenziati e manifestati (ad esempio: una malattia o un lutto, una separazione, una situazione lavorativa difficile, ecc.). È una risposta ai bisogni che emergono dalle difficoltà del vivere sociale e relazionale nella società occidentale post-moderna” (cfr. https://www.istitutoninotrapani.org), che non si occupa di patologie, ma che le sa distinguere allo scopo di un’analisi differenziale e di un invio ad altra professionalità. Non si parla dunque, al riguardo, di intervento clinico ma di sostegno e la persona che chiede aiuto non è un paziente, ma un cliente. La psicoterapia, invece, cura gli stati patologici attraverso l’arte specifica dell’ascolto mirato, seguendo orientamenti ermeneutici di diverso stampo scientifico. Secondo la Gestalt Therapy un percorso psicoterapico mira a ripristinare la funzionalità interrotta dell’organismo e a far recuperare quelle risorse relazionali che lo stato di sofferenza aveva bloccato. Il suo campo – la psicopatologia – è dunque “la descrizione dei molti modi in cui non si raggiunge l’altro” (G. Salonia, in “Devo sapere subito se sono vivo”).

Se diversi sono gli ambiti di pertinenza e le azioni di sostegno e cura, tuttavia un’unica logica accomuna tutti i professionisti gestaltici per il modo di guardare l’essere umano come organismo in relazione evolutiva e intercorporea. Ogni operatore, poi, “con consapevole flessibilità, equilibrio e maturità relazionale, deve scegliere quale modalità è preferibile mettere in atto ai fini di prendersi cura della sofferenza umana nel migliore dei modi possibili” (P. Argentino, in “Empowerment relazionale medico-paziente”).

E ancora altre professionalità sono coinvolte all’interno della riforma, come i pedagogisti, i mediatori familiari o i consulenti coniugali e familiari. In vista dell’imminente scadenza, sarebbe molto importante, dunque, che gli Enti del Terzo Settore si mettessero in comunicazione con le Scuole di formazione affinché da una reciproca collaborazione possano nascere servizi sempre più qualificati e rispondenti alle esigenze della popolazione. Là dove questo avviene – e ne siamo diretti testimoni – i risultati sono tangibili e a tutto beneficio di chi si forma, di chi eroga servizi, di chi ne fruisce, della società tutta.

Agata Pisana